Gran parte delle navi inutilizzate nel mondo viene smaltita nei cantieri dell’India, del Pakistan e del Bangladesh in modo dannoso per l’ambiente, con scarsa cura per i lavoratori e a ritmi assurdi per via del sovraccarico delle strutture deputate al riciclaggio a livello mondiale.
Stando ai dati forniti dalla Sea Sentinels, società operante nel campo della consulenza per il riciclo sostenibile delle imbarcazioni, nel 2021, in questi paesi sarebbero state demolite 583 navi su 763.
In attesa di normative che fissino gli standard di riciclo globale, tutti gli armatori sono stati chiamati a prendersi la responsabilità di uno smaltimento a basso impatto ambientale nei cantieri dell’Asia meridionale. Per raggiungere tale obiettivo è necessario un controllo indipendente e imparziale attraverso salvaguardie contrattuali, conformandosi alle normative per la spedizione dei rifiuti pericolosi.
La situazione è peggiorata per via dell’aumento delle navi dismesse e a causa dell’incapacità delle strutture UE di gestire il riciclo. Purtroppo lo standard stabilito dalla convenzione di Hong Kong dell’Organizzazione Marittima Internazionale per la regolamentazione degli impianti, non entrerà in vigore fino quando non sarà ratificato da almeno 15 paesi. L’UE ha cercato di far fronte a questo vuoto normativo nel 2019, emanando un regolamento sul riciclo delle navi con cui si stabilisce che tutte le imbarcazioni europee dovranno essere smaltite in cantieri selezionati.
In Italia, sono molte le imbarcazioni abbandonate, soprattutto quelle usate per gli sbarchi clandestini. Le barche sequestrate e in attesa di essere affidate a ditte specializzate, restano sulle spiagge a marcire con conseguente perdita di rifiuti e lubrificanti. Solo dopo molti anni vengono rottamate, ma a costi elevatissimi a carico dello Stato.
Più volte le associazioni ambientaliste hanno messo in luce questa difficile situazione, sottolineando l’urgenza di fissare una normativa per la rottamazione delle navi.
L’impatto ambientale delle imbarcazioni dismesse rappresenta un nodo difficile da sciogliere per i governi mondiali, tuttavia non possiamo permetterci di perdere altro tempo proprio per la capacità altamente inquinante di questo genere di rifiuti. Occorrono leggi ben definite e omologate, impianti sostenibili per il riciclo e il riutilizzo delle navi attraverso la cooperazione internazionale per vigilare sugli aspetti più rischiosi del settore navale.
Elena D’Aquanno