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Il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico sono i grandi problemi della nostra generazione, ma le misure di mitigazione adottate fino ad oggi per contrastarli non hanno portato i risultati sperati. Senza un intervento drastico per ridurre le emissioni di CO2, nel 2100 la temperatura media del pianeta aumenterà di 4 gradi; sappiamo che ne bastano solo 3 per provocare conseguenze devastanti. Per scongiurare il rischio, serve un massiccio intervento di decarbonizzazione planetaria, con un approccio sovranazionale e trasversale dei vari comparti energetici, in grado di promuovere il lavoro, le attività economiche e migliorare gli standard di vita. L’emergenza Covid, infatti, ha dimostrato che non possiamo vincere la sfida climatica fermando tutto.

L’idrogeno, l’elemento più abbondante dell’universo, può essere la soluzione da affiancare all’energia rinnovabile perché consente di trasformare l’energia solare ed eolica in un combustibile efficiente, facile da trasportare, stoccare, distribuire e utilizzare, con il grande vantaggio di essere illimitato e pulito. Utilizzando le infrastrutture esistenti, l’idrogeno può portare energie rinnovabili in settori complessi da decarbonizzare come l’industria, il riscaldamento e il trasporto pesante, dove l’impiego dell’energia elettrica risulta difficoltoso. Può promuovere uno sviluppo più equo: molti Paesi produrranno energia a basso costo dal sole o dal vento, utilizzandola per alimentare il loro sviluppo e per esportarla. Ma soprattutto può contribuire a soddisfare in modo efficace il fabbisogno energetico di una popolazione in continua crescita, favorendo prosperità, produttività e sicurezza.

 

M. Alverà,
Rivoluzione idrogeno: La piccola molecola che può salvare il mondo,
161 pagg., Mondadori Electa,
2020,
formato Kindle, 9,99 euro su Amazon.