Santelmo, una startup innovativa che intende rivoluzionare il mondo nautico grazie a un’inedita linea di yacht ecosostenibili, fa da poco parte del NOI Techpark di Bolzano. Nata nel 2021 da un’idea di Michele Chierici, ingegnere nautico, e Marta Ghirardelli, architetta specializzata in costruzione complesse, la startup ha esordito al Fuorisalone di Milano nell’aprile del 2023 e prevede il lancio del suo primo modello di gamma a fine 2024.
Il fil rouge più evidente che unisce la community del NOI Techpark a questo progetto è l’attenzione all’innovazione ecosostenibile, punto chiave della filosofia progettuale di Santelmo, le cui imbarcazioni saranno realizzate con materiali riciclabili per più del 90%, costruite in lega di alluminio e dotate di propulsione fuel cell alimentate a idrogeno green.
Con oltre 15 anni di esperienza nello sviluppo della tecnologia dell’idrogeno verde, la provincia di Bolzano è considerata l’avanguardia tecnologica a riguardo; proprio qui, circa dieci anni fa, è stata costruita la prima stazione di produzione, stoccaggio e rifornimento di questo carburante che, tra le altre cose, da anni alimenta i pullman a idrogeno tutt’ora in servizio effettivo nella provincia.
Abbiamo intervistato Michele Chierici, uno dei due fondatori, per conoscere in maniera più approfondita il progetto e il primo modello della gamma, l’F50P.
Michele, lei e Marta siete entrambi giovani, classe ’91. Dove nasce l’idea di lanciarsi in questa avventura?
Io sono un ingegnere nautico e per diversi anni ho lavorato presso un noto cantiere in Lombardia, mentre Marta è architetta e ha lavorato per diversi studi di architettura in zona Milano. Oltre che essere soci e grandi appassionati di mare, siamo anche una coppia da 10 anni. Penso che questo sia un grosso vantaggio dal punto di vista lavorativo, soprattutto se si vuole fondare un’azienda, dal momento che la fiducia reciproca tra i fondatori e lo scambio continuo di opinioni, esperienze e competenze è fondamentale. Direi che l’idea è nata da uno stimolo molto preciso: lavorando nella nautica, infatti, ho presto capito che in questo mercato c’era bisogno di un prodotto più sostenibile, che conciliasse innovazione, prestazioni elevate e un design riconoscibile.
Come mai dedicarsi proprio all’industria dello yachting? Di solito questo tipo di imbarcazione non va esattamente a braccetto con la sostenibilità…
La principale motivazione, ciò che ci ha dato la forza di avventurarci in questo progetto, è la grande passione che io e Marta condividiamo per la nautica. È vero, non si tratta di un settore sostenibile di per sé, ma una delle maggiori sfide della nostra società è proprio questa: dimostrare che è possibile godere del mare senza entrare in conflitto con esso danneggiandolo.
Come e quando è nato il progetto?
Tutto è partito nel 2020, da questa idea che mi è venuta lavorando nel campo della nautica. Dopo aver consultato Marta e averle chiesto se volesse unire le sue competenze da architetto alle mie, siamo partiti in quarta, entrambi entusiasti di questo nuovo progetto. Come prima cosa abbiamo studiato il mercato nautico, così da definire cosa effettivamente mancasse e cosa invece fosse già presente; a questo punto abbiamo cominciato a lavorare a un concept più definito, trovato piccoli investitori e lasciato i nostri rispettivi lavori da dipendenti. Nel 2021 è poi nata ufficialmente la Santelmo srl a Milano.
Sicuramente un passo importante nelle vostre vite. Quali sono le più importanti fonti di inquinamento nel settore nautico?
Assolutamente, ma d’altronde eravamo ben consci dell’esigenza sempre più emergente di un approccio green alla nautica. In particolare, sono due i problemi che causano maggiore inquinamento nel settore: le costruzioni in vetroresina e il sistema di propulsione diesel. La vetroresina, per cominciare, è tossica sia per l’ambiente che per le persone che la maneggiano, in quanto contiene alte quantità di stirene, cancerogeno per l’uomo; inoltre, non è riciclabile ed è di scarsa qualità. I motori diesel, invece – che sono quasi la totalità dei motori nautici in circolazione – inquina l’aria e l’acqua del mare attraverso lo scarico, danneggiando ancora una volta le persone e l’ambiente. Anche da un punto di vista di mercato non è consigliabile: per via del forte rumore e dello sgradevole odore di gas di scarico, riduce drasticamente il comfort a bordo.
Quindi l’obiettivo principale dell’azienda è…
Cambiare questi due aspetti inquinanti, antiquati e per nulla innovativi che attualmente regnano sovrani nel settore nautico, andando a sostituirli con alternative sostenibili, quali l’alluminio e l’idrogeno green. Mentre il primo è un materiale atossico e riciclabile all’infinito, il secondo ha praticamente emissioni zero. Vogliamo quindi proporre una gamma di yacht costruiti in lega di alluminio e dotati di propulsione fuel cell alimentata a idrogeno green il cui unico materiale di scarto è l’acqua, che garantirà le medesime performance dei motori termici.
Dove avverrà il processo produttivo? E come invece i trasporti? Si opterà anche qui per una soluzione green?
Nel pieno rispetto dell’eco-programma è stato deciso che il processo costruttivo sarà reso maggiormente efficiente evitando i trasporti su gomma: scafo, coperta e sovrastruttura saranno realizzati in Olanda e successivamente trasportati via nave in Sardegna, precisamente ad Olbia. Hofer Powertrain, fornitore di sistemi propulsivi fuel cell con base in Germania, sarà partner del progetto. Inoltre, grazie alla collaborazione con alcuni partner stiamo studiando alcune soluzioni per incrementare la reperibilità dell’idrogeno grazie alla realizzazione di una rete di stazioni di rifornimento presso i maggiori porti del Mediterraneo e del Nord Europa.
E perché avete voluto affiancarvi al NOI Techpark di Bolzano?
Cercavamo il luogo ideale dove poter sviluppare il nostro progetto, una realtà aperta all’innovazione, e Bolzano ci ha pienamente soddisfatti, anche se non si tratta di una città di mare. Credo che far parte degli incubatori sia un aiuto incredibile, soprattutto per quanto riguarda persone, competenze e risorse. Quando siamo venuti a conoscenza del NOI Techpark abbiamo immediatamente capito che la community era quella adatta per condividere e sviluppare la nostra visione innovativa.
Per concludere, da dove il nome “Santelmo”?
Il nome deriva da un’esperienza che io e Marta abbiamo vissuto diversi anni fa, in Sardegna. Durante un’uscita in gommone accompagnati da un esperto, abbiamo visto avvicinarsi una tempesta, e con essa dei ripetuti bagliori nei pressi degli alberi maestri delle barche a vela che ci circondavano. A quel punto la nostra guida ci ha spiegato che si trattava dei cosiddetti “fuochi di Santelmo”, una delle più interessanti manifestazioni dell’elettricità nell’atmosfera: dei veri e propri lampi blu, dalla durata di pochi secondi in prossimità delle navi. Anticamente si pensava che queste luci blu fossero un segnale della presenza di Sant’Elmo, protettore dei marinai del Mediterraneo, e quindi un evento beneaugurale. Per questo motivo, quando abbiamo dovuto dare un nome alla nostra società, abbiamo immediatamente pensato a questo, in ricordo della bella esperienza passata e per un senso di continuità con i marinai di tutti i secoli.
di Vittoria Battaiola