Il nuovo “sustainable network” creato da una start up italiana è una sfida etica alle grandi piattaforme: i “lovers” prendono il posto degli influencer, l’impatto ambientale è diminuito grazie alle compensazioni di carbonio, la profilazione degli utenti è bandita e il tempo di utilizzo è limitato a 90 minuti al giorno
Sblind deriva dalla parola blind, cieco in inglese, e la S sta per share, condividere. “Con ‘condivisione cieca’ vogliamo mandare il messaggio che non ci interessano i dati e la mappatura dei comportamenti della persona”, racconta Francesco Bertuletti, CEO dell’omonima startup che il 29 novembre ha presentato la piattaforma a Bergamo.
Accedendo a Sblind si ha l’impressione di essere tornati nel vecchio feed di Instagram, quando i post erano messi in fila in ordine cronologico, le stories non erano ancora state inventate e la community era composta per lo più da persone conosciute nella vita reale con cui si condividevano attimi di quotidianità racchiusi nella foto di un gelato o un bel tramonto.
“Secondo le ultime indagini, se si chiede a un utente dei social tradizionali perché frequenta le piattaforme dirà che il primo vero motivo è trovare amici, il secondo è per ottenere informazioni”, un punto di partenza, racconta Bertuletti, da cui è stato deciso di creare una piattaforma che rifiuta algoritmi di profilazione degli utenti e che cerca di valorizzare legami di qualità anche nel mondo virtuale.
Una ‘love list’ di 100 utenti al massimo
“Il nostro feed è puramente cronologico” spiega il CEO. Alla base c’è la volontà di fare conoscere all’utente argomenti nuovi, che non vengano suggeriti sulla base delle sue preferenze. “Il secondo motivo è che noi abbiamo scelto la metodologia dei Lovers anziché quella dei follower”. Gli iscritti e le iscritte a Sblind, infatti, possono scegliere di seguire al massimo 100 utenti che vengono così inseriti nella propria ‘love list’. “Riteniamo che si debba dare all’utente un senso di responsabilità sul social. È troppo facile poter seguire chiunque e spesso molto dispersivo perché poi di tutti quelli che seguiamo,in realtà, quelli che ci interessano davvero sono qualche decina, il resto li seguiamo per il nome che hanno o perché li seguono tutti”.
Il nuovo ‘sustainable network’
Passare tempo sui social media ha un costo per l’ambiente. Secondo i calcoli di Compare the Market, ogni minuto trasforso scollando su TikTok comporta l’emissione di 2,63 grammi di CO₂ equivalenti. Significa che un utilizzo medio di sei ore vuol dire emettere quasi un chilogrammo di anidride carbonica al giorno.
Sblind lancia una sfida ai modelli di business tradizionali: più gli utenti utilizzano la piattaforma, più la startup investe in progetti per diminuire l’impatto ambientale delle loro attività. Francesco Bertuletti racconta che l’azienda acquista ogni mese crediti di carbonio, certificati che attestano l’investimento in progetti di tutela ambientale con lo scopo di ridurre o riassorbire una certa quantità di emissioni.
“Destiniamo a questi progetti il 30% della quota pagata dagli utenti business. Su base mensile l’azienda decide di utilizzare carbon credits, ipotizziamo per cinque tonnellate. Queste sono inserite in un algoritmo che prende queste cinque tonnellate e le ridistribuisce a ogni singolo utente sulla base delle azioni che ha compiuto in piattaforma, ovvero quanti post ha caricato, quanti like ha messo, eccetera. Tanto più sono stato attivo in piattaforma, tanti più crediti di compensazione riceverò e li vedrò comparire nella mia ‘CO₂ saved’ del profilo”.
In alto a destra sulla barra degli strumenti si nota la sagoma di cinque foglioline accanto alla voce ‘Rating’. “Una persona oggi mediamente in un anno emette cinque tonnellate di CO₂. Il Rating ti porta ad avere le 5 foglie colorate di verde quando sei diventato carbon neutral, quindi tutte le emissioni generate con l’utilizzo della piattaforma sono state compensate”.
Il tempo degli utenti è prezioso
Una funzionalità innovativa è il Social Time: ogni sblinder, a meno che non utilizzi il social per motivi di lavoro in modalità business, può usare il social per massimo 90 minuti al giorno. Secondo i dati di Social Warning, un progetto del Movimento Etico Digitale, il 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni è a disagio nel prendersi una pausa da web e social e verifica lo smartphone in media 75 volte al giorno. Il 7% lo fa addirittura fino a 110 volte al giorno.
“Vogliamo adottare un modello più sostenibile anche nei confronti degli utenti. Chi utilizza Sblind per svago può stare sulla piattaforma massimo un’ora e mezza al giorno. Vogliamo dire all’utente che per noi il modello di business non è il suo tempo e non è lui, sono i contenuti” afferma Bertuletti, che ritiene che il valore aggiunto di Sblind sia nell’intenzione di fornire uno spazio che si focalizzi su piccole reti fatte di Lovers, “i miei amici, le persone a cui tengo davvero, quelle che amo davvero seguire”, e con cui trascorrere tempo di qualità anche online. Per il CEO, diventare uno sblinder è “una scelta filosofica verso un modello più rispettoso per me e per le future generazioni”.