L’innovazione al servizio dell’ambiente come consapevole necessità di responsabilità sociale ma anche come vantaggio competitivo strategico in un mondo in cui la pandemia ha accelerato la ricerca della sostenibilità.
Sta cambiando pelle assieme al suo mondo di riferimento Sit group, società quotata all’Mta di Borsa Italiana, forte di ricavi consolidati nel 2020 a quota 320,7 milioni di euro e un Ebitda adjusted consolidato che arriva a 44,6 milioni nel 2020.
Mentre prosegue nello sviluppo di nuovi prodotti per la gestione di miscele di gas a minore impatto ambientale e in quello di nuove tecnologie per la misurazione sia dei gas che delle acque, Sit è in procinto di rinnovare il proprio headquarter in un’ottica di sostenibilità a 360 gradi. Un percorso che guarda alle fonti di energia rinnovabile, prima di tutto fotovoltaico, anche nei propri stabilimenti produttivi, e al riuso dell’energia termica che le caldaie in fase di test nei suoi laboratori sprigionano e che può essere incanalata per climatizzare interi edifici.
«Per noi le energie rinnovabili fanno parte di un processo articolato di sostenibilità ed efficienza che riteniamo strategico per il nostro futuro e la responsabilità sociale e ambientale, che sentiamo di doverci assumere come azienda multinazionale legata al proprio territorio» ha detto Tomaso Valdinoci, capo prodotti di Sit group. «Sit è pronta a rinnovare il proprio headquarter facendone una struttura amministrativa e produttiva autosufficiente, grazie all’introduzione di fotovoltaico ad alta efficienza ma anche utilizzando il calore delle caldaie sperimentali che sono attive nei nostri laboratori per climatizzare l’intero edificio. Stiamo inoltre lavorando per installare parchi fotovoltaici sui tetti dei nostri stabilimenti più energivori, non tanto per renderli autosufficienti quanto per creare un sistema di cogenerazione per ridurne i consumi.»
Sul piano dell’innovazione di prodotto l’azienda è all’avanguardia nell’evoluzione dei controlli e nella misurazione delle materie prime di consumo. «Già da alcuni anni stiamo abbracciando il tema dell’introduzione dell’idrogeno come gas per il riscaldamento.
A differenza del metano, l’idrogeno che brucia non produce Co2 ma vapore acqueo, con tutto quello che questo può significare in termini di tutela dell’ambiente» spiega Valdinoci. «Di fatto è una scommessa non semplice proprio perché questo gas è estremamente leggero e volatile, e crea alcune difficoltà sia nel contenimento che nella misura e nella gestione dei bruciatori. Tutto deve essere più raffinato e tecnologicamente superiore, sia nelle valvole che nei controlli, e così via. Una sfida che possiamo dire di avere sostanzialmente vinto, se è vero com’è vero che ad oggi l’80% dei nostri prodotti è già pronta per gestire le miscele di metano ed idrogeno (e per il biometano al 100%) ad oggi al vaglio dei governi e delle autorità competenti dei paesi più avanzati».
Ma Sit lavora molto anche sull’introduzione dell’intelligenza artificiale e delle reti neurali nella gestione dei sistemi per i bruciatori delle caldaie che offre sui mercati globali.
«Se una caldaia di ultima generazione assicura, rispetto ad una tradizionale, almeno un 20% in meno di consumi», spiega il dirigente di Sit, «l’introduzione di software e sistemi di controllo in grado di apprendere e gestire il lavoro nel modo più efficiente possono garantire un ulteriore risparmio del 20% . Anche in questo senso Sit si presenta all’avanguardia, e la ricerca continua quotidiana nei nostri reparti, grazie all’introduzione dell’intelligenza artificiale e a quelle delle reti neurali artificiali, che sono il futuro dell’IA applicata al nostro settore».