Nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Italia è penultima in Europa per gli Obiettivi dell’Agenda 2030 in materia di lavoro, disuguaglianze, pace, giustizia e istituzioni solide. È quanto emerge dal report «La situazione dell’Unione europea rispetto agli SDGs», elaborato da Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile che viene presentato il 10 giugno 2022 dal presidente Pierluigi Stefanini. La situazione complessiva a livello europeo ha subito un deciso rallentamento a causa degli effetti della pandemia.
Lo studio – che si basa su dati Eurostat – permette di confrontare i 27 Paesi dell’Unione Europa in una prospettiva decennale e offre una prima valutazione quantitativa dell’impatto della pandemia sul raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 Onu per lo sviluppo sostenibile.
Italia sotto la media Ue per 9 obiettivi
L’Italia è sotto alla media europea in materia di Lotta alla povertà (Goal 1), Istruzione di qualità (Goal 4), Acqua pulita (Goal 6), Imprese, innovazione e infrastrutture (Goal 9), Città e comunità sostenibili (Goal 11), Partnership per gli obiettivi (Goal 17). Si attestano sulla media europea i dati su Salute e benessere (Goal 3), Parità di genere (Goal 5), Energia pulita e accessibile (Goal 7), Lotta ai cambiamenti climatici (Goal 13) e Vita sulla Terra (Goal 15). Non disponibili i dati sul Goal 14 relativo alla Vita negli oceani. Spiccano in positivo la posizione dell’Italia sull’agricoltura e l’alimentazione ovvero il Goal 2, Sconfiggere la fame e sul Goal 12, Consumo e produzione responsabili.Ecco nel dettaglio lo stato di avanzamento italiano per i diversi Sdgs. Lo studio è stato condotto a partire dai dati più recenti pubblicati dall’Eurostat, relativi a 81 indicatori elementari, aggregati in 16 indici compositi (il Goal 14 non viene menzionato nello studio per l’indisponibilità dei dati).
Goal 1 Sconfiggere la povertà
L’Italia, quintultima nel 2020, non evidenzia miglioramenti tra il 2010 e il 2020 e si posiziona molto al di sotto della media Ue nell’ultimo anno disponibile, soprattutto a causa di un più alto numero di persone a rischio povertà (20,0% nel 2020 contro 16,6% Ue).
Risultato positivi: l’Italia nel 2020 è il terzo Stato in Europa, registrando anche la quinta miglior variazione (2010-2020) tra le nazioni europee. Ciò è dovuto principalmente ad una maggiore superfice adibita a coltivazioni biologiche (16,0 nel 2020 contro 9,1 dell’Ue) e a un maggior valore aggiunto nell’agricoltura (2433,5 euro per ha nel 2020 contro 1097,1 dell’Ue).
Goal 3 Salute e benessere
L’Italia si posiziona a livello della media europea nel 2020. In particolare a livello nazionale si osserva un più basso numero di posti letto per abitante rispetto alla media Ue, una maggiore aspettativa di vita e un più basso tasso di mortalità preventivabile.
Goal 4 Istruzione di qualità
L’Italia, mostrando miglioramenti in linea con la media europea tra il 2010 e il 2020, nell’ultimo anno disponibile si conferma ancora lontana dalla stessa. Ciò principalmente a causa di un più basso tasso di laureati (28,9 contro 40,5 % della Ue nel 2020) e di persone che al massimo hanno completato la scuola secondaria di primo grado (37,1 contro 21,0% nel 2020 per la Ue).
Goal 5 Parità di genere
Per quanto riguarda il Goal 5, tutti i Paesi migliorano, nel 2020, il proprio livello rispetto al 2010. Irlanda ed Italia registrano l’andamento migliore, grazie all’aumento delle laureate Stem per l’Irlanda (+13,9 punti percentuali) e a quello delle donne che lavorano in posizioni manageriali per l’Italia (+31,6 punti percentuali. L’Italia mostra ampi miglioramenti tra il 2010 e il 2020, che la portano ad attestarsi al livello medio nel 2020. Nello specifico, però, si evidenziano delle differenze tra gli indicatori elementari analizzati, in particolare il più basso tasso di occupazione femminile misurato dall’Italia (52,1 contro 66,1 della Ue nel 2020) è compensato da un minore divario salariale di genere (4,2% contro 13,0% per la Ue).
Goal 6 Acqua pulita e servizi igienico-sanitari
Critica è la situazione dell’Italia che nel 2019 – ultimo dato disponibile – regredisce rispetto al livello misurato nel 2010, allontanandosi ulteriormente dalla media Ue a causa di un più alto livello di sfruttamento delle acque e a un più basso livello di trattamento delle acque reflue.