Tipo di Contenuto: agenda 2030 | goals 12 | modelli sostenibili | Onu
Tempo di lettura: 2 minuti

Secondo il World Food Program, circa un terzo del cibo prodotto per il consumo umano a livello globale va perduto o sprecato. Ciò equivale a circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo all’anno, per un valore di circa 1 trilione di dollari. Questa quantità di cibo non consumato sarebbe sufficiente a sfamare due miliardi di persone, superando di gran lunga il numero di individui denutriti in tutto il mondo. Oltre a sollevare una questione etica, gli sprechi alimentari hanno un impatto significativo sul cambiamento climatico. Se lo spreco alimentare fosse un paese, infatti, si classificherebbe come il terzo maggior produttore mondiale di anidride carbonica al mondo, dopo Stati Uniti e Cina.

L’upcycling alimentare, che consiste nel riutilizzare gli scarti alimentari per creare nuovi prodotti, rappresenta un approccio efficace per ridurre gli sprechi di cibo mantenendone il valore nutrizionale e finanziario. Questa pratica non solo riduce gli sprechi alimentari, ma contribuisce anche a mitigare le emissioni di gas serra, migliorare la sicurezza alimentare, alleviare la pressione sulle risorse naturali, promuovendo così la sostenibilità dei sistemi di produzione e delle comunità.

A differenza del riciclo tradizionale degli scarti alimentari, che spesso li declassa a mangimi o fertilizzanti, l’upcycling li trasforma in prodotti ad alto valore aggiunto. Ad esempio, bucce o semi di frutta, polpa di verdura, scarti di grano o prodotti che non rispettano gli standard estetici possono essere riutilizzati in varie applicazioni.
Secondo l’Upcycled Food Association, in linea con una crescente domanda, l’offerta di prodotti alimentari upcycled negli US è cresciuta del 122% nel quinquennio concluso nel terzo trimestre del 2021, superando quella dei prodotti confezionati in plastica riciclata e di quelli con indicazioni sulle emissioni di CO2. Inoltre, la quantità di alimenti sprecati è diminuita del 6,4% nel 2022 rispetto all’anno precedente.
L’upcycling alimentare ha portato all’innovazione in vari settori. Di seguito, quattro startup che stanno rivoluzionando l’industria alimentare:

 

Circular Fiber ​​​​​​​​​​
Circular Fiber è una startup biotecnologica con sede in Italia che utilizza una tecnologia innovativa e sostenibile per trasformare i sottoprodotti dei carciofi in farina di alta qualità, nota come Karshof, adatta per l’uso in prodotti alimentari tra cui pane, pizza e pasta.

Algrow Biosciences
La mission di Algrow Biosciences è di fornire ingredienti migliori per nutrire il mondo, sfruttando il potenziale delle microalghe. Attualmente, l’80% delle alghe viene sprecato o utilizzato come mangime per animali. Algrow Biosciences valorizza i sottoprodotti delle alghe trasformandoli in ingredienti proteici e di alta qualità in grado di sostituire cibi di derivazione animale.

Renewal Mill
Sebbene le alternative vegetali ai latticini siano più sostenibili rispetto a quelli di origine animale, il loro processo produttivo genera sottoprodotti che includono polpa di soia, avena e mandorle. Renewal Mill elabora queste paste senza ricorrere a tecniche di lavorazione sintetiche o fortificazioni innaturali, creando prodotti come farina di okara biologica, lievito in polvere senza glutine, mix di biscotti con gocce di cioccolato e avena e mix di brownie al cioccolato fondente.

MOA FoodTech
Questa startup combina biotecnologia e intelligenza artificiale per convertire i sottoprodotti dell’industria agroalimentare in una fonte alternativa di proteine ad alto valore nutrizionale, attraverso un processo di fermentazione. Gli ingredienti risultanti presentano eccellenti proprietà funzionali e valori nutrizionali, rendendoli adatti a una vasta gamma di applicazioni, inclusi sostituti della carne, salse, pane, formaggi a base vegetale e molto altro.