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Laura De Dilectis è Presidente di DONNEXSTRADA e CEO di VIOLA start up. Psicologa clinica, è stata inserita nel 2022 in Forbes Under 30. Con due socie sta realizzando un progetto internazionale.

Di cosa si occupa VIOLA?

Viola è una startup innovativa a vocazione sociale. Lavoriamo sulla sicurezza fuori casa per le donne e sulla violenza di genere. Innovazione e tecnologia ci ispirano per fare la differenza su temi a forte impatto sociale. Sappiamo che l’84% delle donne ha subito almeno una volta nella vita una forma di violenza in strada, grazie all’app VIOLA vogliamo dare una risposta a questo problema e garantire sicurezza alle persone più indifese. In particolare, realizziamo mappe personalizzate, luoghi sicuri dove andare o rifugiarsi, assistenza in videochiamata e chat 24/7, collegamenti con le forze dell’ordine e registrazioni di testimonianze video in caso di aggressione.

Com’è nata l’idea alla base dell’app Viola?

L’idea nasce dall’esperienza personale di donna che ha vissuto in più città europee. Ho pensato spesso a qualcosa che mi desse sicurezza la sera tornando a casa da sola o la mattina presto  andando in stazione. L’idea alla base dell’app è semplice. La chiamata video h24 consente alle donne di percorrere in tranquillità qualunque tragitto, diventa dunque un tool di empowerment. Ci sono persone che scelgono di uscire di casa grazie a noi o di intraprendere un viaggio. Ai genitori o ai fidanzati si può dire di non preoccuparsi, e anche questo è un modo di alleggerire la preoccupazione di persone care. Nel concepire questa soluzione un ruolo determinante l’ha avuto Sarah Everard, rapita, stuprata e uccisa a Londra mentre tornava a casa alle 21 di sera.

Adesso Viola è una start up di respiro internazionale. 

In Italia siamo diventate subito virali. Poi con le mie socie, Laura Saliva e Georgia Spencer Davison, abbiamo deciso di ampliare la startup a livello mondiale, perché questa è di fatto la misura del problema. Viola e’ ora in quattro lingue: italiano, tedesco, francese e inglese. In futuro vogliamo aggiungere anche lo spagnolo. Ovviamente l’obiettivo è aggiungere più lingue possibili, più volontari e supporters nei diversi Paesi. Per replicare il lavoro organizzato in Italia e’ necessario un team ancora più solido, che stiamo creando. L’idea di Viola si dimostra convincente, come dimostrano i dati di diffusione dell’applicazione anche in Germania, Svizzera e Austria.

Avete anche una collaborazione con l’Università di Berkeley, in California.

Esatto. Nello specifico la nostra Head of Data Scientist Silvia Barbereschi è dottoranda in Economia a Berkeley, dove insegna. Grazie al suo network abbiamo instaurato una fattiva collaborazione che si sta ora ampliando a molte altre università. In tal senso abbiamo stretto molti rapporti, forse più con l’estero che con l’Italia, ma adesso si stanno realizzando sinergie importanti anche con le istituzioni del nostro Paese, sia private che pubbliche.

In un tuo TEDx hai parlato di salute mentale e ricerca dell’equilibrio. Accettarsi come esseri fragili e amarci per come siamo risulta particolarmente difficile in una società che ci vuole perennemente performanti. Un consiglio da dare alle persone che si sentono sole?

Il tema della salute mentale è molto delicato e coinvolge sia l’ambito delle start-up che l’imprenditoria. Sappiamo che depressione e ansia sono malattie molto serie, sia dal punto di vista professionale che personale. Con Viola stiamo cercando di creare, come psicologhe, una società dove la cura della salute mentale sia una priorità. L’obiettivo è poter contare su una nuova struttura sociale, diametralmente opposta a quella prevalente degli ultimi 20-30 anni, dominata dalla cultura della performance della produttività, che non rende felici. Quello che suggerisco alle persone che si sentono sole è trovare il proprio modo, il proprio tempo per raggiungere gli obiettivi che  potranno dare un senso alla vita. Dal mio punto di vista in questi casi seguire un percorso di psicoterapia risulta fondamentale. Può cambiare completamente la vita, indirizzare verso ciò che  fa stare bene e capire come si vuole vivere il lavoro, valorizzare il benessere della famiglia e non sentirsi vittime della società.

 

di Marco Camporese