Tra la terra e l’acqua salata, tra i bordi frastagliati di piccoli pezzi di isola e di un mare che non se la sente di esserlo fino in fondo, che inizia – non per causa sua – a spingere sulle rive lagunari. In una città che fu fin troppo precorritrice di un villaggio globale ridotto oggi a museo da consumare. Su questa non-terra resiste Venezia, nei suoi pochi abitanti rimasti, nelle sue iniziative che, più di tante altre, hanno motivo di guardare al futuro e il dovere di farlo positivamente tramite la scrittura, tramite la lettura.
Le librerie, però, sono sature, e l’Italia è un paese di scrittori, un po’ meno di lettori. Chi sono i vostri clienti?
“Wetlands è un progetto che parte dal basso, per impollinare ed espandersi nella comunità, con la quale il contatto è fondamentale. L’editoria è un mercato difficile, ma pieno di opportunità. Wetlands sta a metà tra acqua dolce e salata, tra terra e mare: l’obiettivo è offrire qualcosa che non c’era nell’editoria. Parlare di Venezia come archetipo per l’ambiente e la società, per osservare il resto del mondo; offrire una serie di collane di non-fiction e di ibrido con la fiction; mantenere un collegamento tra un libro e l’altro grazie alla somiglianza tra le copertine, che rimandano alla coesione editoriale dell’attività.”
La risposta è di Alice Ongaro Sartori, responsabile della comunicazione e della collana Afterwolds, che ci accoglie insieme a Enrico Bettinello, co-fondatore, in uno dei migliaia numeri civici di Dorsoduro. Qui si nasconde la sede di Wetlands: a due passi dai vaporetti che passano per le Zattere, a fianco di una cantina – che altrimenti non è Venezia – nel cortile interno condominiale, dove i veneziani vanno e vengono e i piccoli dei gabbiani garriscono, “quelli che un giorno vi ruberanno il panino”, prevede Enrico Bettinello, tra un racconto e l’altro. “Wetlands nasce per riflettere su temi importanti sia per la città che per il mondo. I primi testi sono stati pubblicati a fine 2022, e a oggi contiamo circa venti titoli a comporre il nostro catalogo”.
Per capire Wetlands, quindi, bisognerebbe leggere tutti i libri?
“È auspicabile!” – esclama Enrico Bettinello. “Si parlava prima del contatto diretto con i nostri lettori; questo capita nelle librerie di Venezia, dove interagiamo con clienti e i lettori che collezionano i nostri libri. La città è un mercato molto importante per noi, non solo nei negozi ma anche nei bookshop di musei e fondazioni culturali – soprattutto per i testi in lingua inglese – ma siamo comunque distribuiti e presenti in tutta Italia. Ci teniamo alle presentazioni dei libri, che organizziamo tentando di uscire dalle correnti tradizionali delle librerie per entrare nelle diverse comunità cittadine”.
“Origine di Wetlands – continua Alice – è affermare una cittadinanza che qui, a Venezia, pensa e produce libri, dove l’arte dell’editoria è una delle più antiche maestranze veneziane. Wetlands, soprattutto nelperiodo susseguente alla pandemia, è simbolo di resilienza cittadina, dove la produzione fisica del cartaceo è realizzata coinvolgendo gli artigiani locali.”Ne è un esempio l’utilizzo dell’alga carta, ovvero di un supporto fisico “che proviene da un vegetale acquatico, in rapporto di riuso e riciclo con la natura e la laguna stessa. C’è proprio l’idea di avere in mano un oggetto bello da tenere in mano e da guardare, che inviti ad avere una certa cura del libro stesso”, chiosa Alice.
Che rapporto avete con l’ebook allora?
“Alcuni dei nostri titoli – risponde Enrico – soprattutto quelli in inglese, sono disponibili in formato digitale per una questione di distanze: i lettori che non leggono in italiano sono perlopiù lontani, e quindi risulta più pratico acquistare i libri online. Per quanto riguarda il nostro progetto editoriale, abbiamo constatato che se ne vendono, ma non così tanti; rimanendo sulla ‘sensualità’ del libro, è sempre meglio poter toccare con mano una copertina o una pagina, piuttosto che scorrere con un dito sullo schermo!”
Il catalogo che raccoglie i libri di Wetlands si suddivide in quattro collane: Mude, dove perlopiù autori stranieri mettono in relazione Venezia con altri luoghi del mondo; Fondamenta, che riguarda la città vista da prospettive diverse, originali; la già citata Afterworlds, neonata, che vuole coinvolgere scrittori e scrittrici africani e afrodiscendenti nella realtà lagunare; ultima ma non ultima Barene, che raccoglie libri di Environmental Humanities – corso di laurea alla Ca’ Foscari di Venezia – e intreccia le scienze umani con il cambiamento climatico (e mondiale).
Peregrinazioni lagunari. Sulle tracce di un’antica canzone veneziana di Petra Codato, fa parte di questa collana. Spiega Alice Sartori: “È il risultato della sua tesi magistrale in Scienze umane e ambientali all’università Ca’ Foscari di Venezia (il cui lavoro ripercorre i luoghi del Seicento veneziano attraverso l’attualità sociale e ambientale, ndr). Il libro è stato presentato per i due anni di Wetlands alla bocciofila di san Sebastiano, in un luogo inedito a molti veneziani e residenti, con un concerto di Giovanni Dell’Olivo (autore della prefazione). L’evento, che ha raccolto circa 300 partecipanti, è stato un modo per festeggiare il compleanno di Wetlands e di sentire la fiducia comunitaria attorno alla casa editrice: un esempio di contatto diretto con la cittadinanza.” “Questa è una delle chiavi editoriali di Wetlands- continua Enrico Bettinello – ovvero avere grandi autori come Frank Westerman o Emmanuel Iduma tra le proprie edizioni, ma anche giovani autrici e autori che sviluppano nuovi modi di parlare dei temi a noi cari.”
Parliamo di “Venezia africana” e della collana Afterworlds: perché Wetlands ha una collana che collega la città lagunare all’Africa?
“Innanzitutto – inizia Alice, responsabile del progetto – Venezia africana precede la collana; è una sorta di passaporto che ha aperto alla novità. Il libro è una prima pubblicazione che indaga la presenza africana nell’architettura e nella storia dell’arte a Venezia. La bibliografia che tratta il rapporto con l’Islam è già stato iper-indagato; mancava la relazione con il territorio subsahariano. Il libro racconta questo legame attraverso itinerari e mappe, poiché la presenza dell’Africa è diffusissima a Venezia, ma invisibile (se non si sa dove guardare). Non c’è mai stato un risveglio, nella coscienza dei più, nei confronti della blackness.”
“Afterworlds (tradotto in ‘Postfazioni’) sono tutte le parole che si dicono alla fine di un racconto – spiega Enrico. Il progetto è nato nel momento in cui Luca Cosentino (l’altro fondatore di Wetlands, ndr) e Maaza Menghiste, scrittrice etiope di stanza a New York, si sono chiesti cosa sarebbe successo se avessero invitato giovani scrittori e scrittrici africani o afrodiscendenti a Venezia, per scrivere in un luogo in cui chiunque ha già detto tutto ciò che si poteva dire dal punto di vista occidentale. Ci piace l’idea di dare voce a scrittori e scrittrici africani e afrodiscendenti, per rivelare anche il loro punto di vista rispetto a questi temi.”
Per quanto riguarda il connubio tra editoria e sostenibilità: come si riesce a produrre libri, limitando l’impatto ambientale?
“Abbiamo una compensazione del carbonio e cerchiamo il più possibile di fornire un messaggio di sostenibilità, nel mondo iperconnesso in cui viviamo. Non pensiamo che i nostri lettori si aspettino un ‘araldo della purezza ecosostenibile’. Quel che facciamo più di tutto è stampare un numero di copie tarato (a volte sottostimato). Il numero di stampe è soggetto a una valutazione in base all’equilibrio tra previsione e costi. Si tratta di riconoscere una comunità viva e che interagisce ( anche con i social), interessata alle pubblicazioni, che trovi una serie di strumenti – i libri – che raccontino una storia. Nel caso del turismo a Venezia, per esempio, in Non è una città per poveri si racconta dello spopolamento veneziano messo in atto già dalle politiche e dalle economie cittadine dell’Ottocento. Il giocattolo del mondo, tradotto dal testo americano The tourist maze (datato) tratta invece dell’impatto turistico sulla città”, conclude Enrico.
Ma le persone, ci tengono a leggere qualcosa di impegnativo, di sostenbile?
“A volte si legge qualcosa di leggero, a volte qualcosa di impegnato, ma tendenzialmente non ci si vuole appesantire l’anima. La sostenbilità è uno dei cardini del progetto editoriale, ma i nostri titoli hanno una varietà di argomenti che va ben oltre l’argomento singolo. Wetlands non è un’altra casa editrice su Venezia; vogliamo che la città sia un elemento con il quale raccontare il mondo attraverso Venezia, e Venezia attraverso il mondo, dall’overturism al cambiamento climatico, all’aumento del livello dei mari. Venezia è una sorta di piccolo laboratorio di ‘sfighe mondiali’, e quindi di altrettante opportunità”.
Conclude Alice Sartori: “L’obiettivo non è generare ‘ecoansia’ ma, attraverso la saggistica e la non-fiction, raccontare le terre di mezzo, la trasformazione, il cambiamento. La laguna e le sue terre umide, nel loroequilibrio precario e delicato, sono un invito alla cura”. E in questo sta appunto l’invito di Wetlands: restare nel mezzo, tra terra e acqua, nella laguna più famosa del mondo e raccontarlo, quel mondo: per sé, attraverso di sé.
Per vedere la video intervista: https://youtu.be/PuxH7-9-h8k
di Damiano Martin